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Dott.ssa Valentina Tieni - Psicologa Cagliari e Olbia

Via G. B. Tuveri n. 72, 09129 Cagliari

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Dott.ssa Valentina Tieni - Psicologa Cagliari e Olbia is located at Via G. B. Tuveri n. 72, 09129 Cagliari, Italy. They can be contacted via phone at 3895169254, visit their website www.valentinatieni.it for more detailed information.

Psicologa clinica esperta in Psicodiagnostica e valutazione psicologica e in Valutazione e Intervento nelle situazioni di abuso all’infanzia e pedofilia

Tags : #Psychologist

Location :
Via G. B. Tuveri n. 72, 09129 Cagliari
Added by Jopie, at 22 January 2019

Opening Hours

  • Monday 09:00 - 20:00
  • Tuesday 09:00 - 20:00
  • Wednesday 09:00 - 20:00
  • Thursday 09:00 - 20:00
  • Friday 09:00 - 20:00
  • Saturday 09:00 - 17:00
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12 Reviews

  • Anynomous
    17 June 2019

    Buona lettura “La tecnologia è un dispositivo culturale e il suo abuso non è da meno. Siamo circondati da media che propongono una “dieta digitale h24” e questo determina le nostre abitudini. Spesso siamo proprio noi adulti a dare un esempio sbagliato, smanettando con telefoni e tablet fino a tarda notte. Potremmo ricominciare proprio dal sonno. Coltivare la cultura del sonno in famiglia, abituandosi a non usare telefoni, tablet e pc dopo un certo orario, è una sfida educativa modesta, eppure le sue conseguenze potrebbero essere straordinarie”

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  • Anynomous
    17 June 2019

    Scena da spiaggia: una madre riprende la figlia per essersi “impanata” nella sabbia mentre cercava di raggiungerla in un ombrellone vicino. Questa immagine, abbastanza comune, mi ha imposto in qualche modo una riflessione. Quando é che smettiamo di essere spontanei e iniziamo a comportarci per “compiacere” gli altri, mettendo in secondo piano i nostri bisogni? La risposta è: fin dai primissimi mesi della nostra vita. Come per la bambina in spiaggia, un bambino che non riesce a essere spontaneo a casa, per esempio, mettiamo che la madre è depressa e lui non riesce ad abbracciarla, a sorridere con lei e con i suoi fratellini come vorrebbe, produce un “adattamento creativo”. Praticamente, quel bambino continuerà a vivere risolvendo il problema complesso della situazione, perdendo il senso della propria spontaneità ma recuperando un certo benessere di tutti (magari rinuncia alla spontaneità dell’abbracciare la madre e di giocare con i fratellini ma accontenta la madre, trova un modo per farla rilassare). Questo rinunciare alla propria sensibilità crea una desensibilizzazione del sé, cioè quel bambino dimentica la voglia di abbracciare e la dimentica nel corpo, quindi lo desensibilizza. Per questo, il paziente sarà invitato a sentire il proprio corpo-in-contatto, ossia a sentirsi presente al terapeuta, e forse sentirà una commozione guardando gli occhi brillanti del terapeuta, o avrà una frustrazione, un senso di rabbia se non si sente capito dal terapeuta. In questo modo ciò che è stato desensibilizzato si rivitalizzerà e da qui si ripristinerà una spontaneità del contatto

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  • Anynomous
    14 June 2019

    È con molto piacere che vi informo dell’avvio della collaborazione tra me e la Dott.ssa Caterina Scarano- Biologa Nutrizionista. Lavorare “insieme” ad altri professionisti è ciò che auspico costantemente per la mia professione per portare avanti un percorso condiviso e che vada verso un’unica direzione. Come sapete, la nostra psiche regola molte delle nostre abitudini e dei nostri comportamenti e, se questo vale in generale, ancor di più vale quando parliamo di alimentazione. Infatti, se esiste un solo modo di nutrirsi, esistono infiniti modi di alimentarsi. Il cibo è dotato di profondi significati emotivi e relazionali, poichè rappresenta, sin da quando nasciamo, un elemento che media la nostra relazione con il mondo, implicato nella nostra sopravvivenza. Il nutrirsi, il mangiare e, di conseguenza, il cibo risultano indissolubilmente connessi con l’emozione e molto spesso sono influenzati da determinate situazioni emotive. Capita spesso che si seguano delle diete ma che queste non portino ai risultati sperati. I piani alimentari spesso funzionano se si ha abbastanza motivazione per seguirli e, molto spesso, possono raggiungere l’obiettivo della perdita del peso ma non del mantenimento della forma fisica nel tempo, se non sono supportate da interventi che si occupino anche della dimensione psicologica che appare strettamente connessa con ciò che il nostro corpo esprime. Ci vediamo presto con tante novità.#restateconnessi

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  • Anynomous
    12 June 2019

    Cosa possiamo fare insieme? è questa la domanda che muove i rapporti tra me e i miei pazienti. Non sono io a dover fare qualcosa e neanche loro.ciò che accade nella stanza dello psicologo è co-costruito e crea, all’interno del rapporto Io-Tu, una relazione sempre più autentica e che ci permette di sentirci "comodi" con l’altro. Il senso della relazione terapeutica non è, quindi, quello di dare al paziente qualcosa, ma anzi di metterlo nella condizione di scoprire qualcosa, attraverso un’esperienza differente di relazione con sé e con gli altri che diventa il ponte per scoprire modi nuovi e creativi e nuove qualità della relazione stessa. Ciò che risulta fondamentale che la persona veda non è tanto cosa ha fatto, ma come lo ha fatto, passando dal pensiero del “perché” a quello del “come”. L’esperienza è l’accadere della relazione, il come è la qualità, e la relazione è la dimensione Io-Altro; in quest’ottica il percorso terapeutico diviene occasione di modellamento rispetto a ciò che è possibile fare nella propria esistenza.

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  • Anynomous
    05 June 2019

    <<Restammo seduti in silenzio per alcuni minuti finchè azzardai: “sa a cosa stavo pensando? Ricorda quello che le ho detto qualche settimana fa quando lei si è resa conto che i suoi genitori non le negavano crudelmente il loro amore, ma semplicemente non avevano amore da dare?” “me lo ricordo perfettamente. E’ stato quando mi ha detto che dovevo rinunciare alla speranza di un passato migliore. Quella frase mi ha portato a superare un punto difficile”. “Rinunciare alla speranza di un passato migliore è un’idea potente. Ha aiutato molti e ha aiutato anche me, ma oggi qui dentro lei ha apportato una svolta inattesa e creativa. Lei non ha rinunciato alla speranza di un passato migliore, se n’è scritta uno nuovo di zecca. Ha imboccato una strada davvero incredibile”. Sally rimise la storia nella sua valigetta, alzò lo sguardo sorrise e mi regalò uno dei più bei complimenti che abbia mai ricevuto: “Non è così difficile, se si incontra un autista gentile”.>>

    [Il dono della terapia, Yalom]

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  • Anynomous
    17 May 2019

    “Vedo te che vedi me. Facendo esperienza dell’altro, facciamo esperienza di noi stessi” (R. Frank)

    Avete presente i neonati? Ecco.. quando sorridiamo, ci guardano sorridendo a loro volta se si mostrano preoccupati per qualcosa e ci guardano, la nostra reazione può o tranquillizzarli o aumentare la loro ansia se mentre mangiano si distraggono guardando altro, accogliere questo suo movimento favorisce l’espressione della sua spontaneità che impara ad essere soddisfatta Questa vera e propria “danza” che il bambino fa con il mondo che lo circonda lo aiuta a realizzare il bisogno primario di contatto con esso e, da questa, forma il proprio carattere e i propri schemi corporei di relazione. Ciò che il terapeuta fa nella sua stanza somiglia molto a questa danza permette alla persona di contattare l’altro nella sua spontaneità, superando i blocchi e gli “introietti” frutto di rigidità. Ballando insieme paziente e terapeuta co-creano una nuova storia relazionale dove la persona potrà sentirsi libera di vivere una vita spontanea e creativa.

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  • Anynomous
    13 May 2019

    “Quando si viene ascoltati ed intesi, situazioni confuse che sembravano irrimediabili si trasformano in ruscelli che scorrono relativamente limpidi (C. Rogers)”

    “Oggi lascio la confusione e porto con me la leggerezza” quando un paziente entra nella stanza di uno psicologo porta con sé un dolore, un problema e ciò di cui ha bisogno è trovare comprensione e vivere un’esperienza nuova e positiva. La bellezza del potersi esprimere liberamente, senza timore del giudizio, apre la mente all’esistenza di nuovi punti di vista, non c’è più solo la figura/problema ma si inizia ad intravedere anche uno sfondo dal quale attingere per attivare processi trasformativi. Lo scopo del mio lavoro è recuperare le parti perdute della personalità con le quali spesso si vive un conflitto, esperienze e funzioni rifiutate. Questo procedimento di riprendere, reintegrare e sperimentare di nuovo è il campo nel quale mi muovo con i miei pazienti e dove, con loro, affronto il processo di riappropriazione di sensazioni e comportamenti abbandonati fino a quando il paziente comincia ad affermare sè stesso e ad agire nei termini della persona che vuole essere realmente. Queste nuove lenti, adattate al nostro modo di vedere le cose, permettono così una visione chiara ed unitaria del nostro mondo interiore e ci consentono di vivere respirando a pieni polmoni, assaporando i particolari della nostra esistenza, piuttosto che strizzando gli occhi per sforzarsi di vedere ciò che ci circonda .

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  • Anynomous
    04 May 2019

    Per aiutare ragazzi e ragazze dai 9 ai 13 a comprendere e difendersi dalla violenza sessuale #dilloaqualcunodicuitifidi

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  • Anynomous
    14 April 2019

    “Se ci sforziamo il respiro diventerà costretto o forzato. Se non siamo focalizzati il respiro sarà sommerso dal suono dei nostri pensieri. Mantenete la consapevolezza sul respiro e ogni istante sarà una meditazione” (David Swenson) Il corpo è l’informatore più sincero di noi stessi: più precisamente il corpo è “noi stessi” e rappresenta l’espressione del nostro “Sé incarnato”. Le emozioni, i pensieri e le sensazioni vengono espressi attraverso i movimenti, le posture, i gesti. La persona consolida nel tempo una struttura corporea di adattamento creativo all’ambiente, risultante dalla propria esperienza di vita. Il corpo è, infatti, il principale mediatore delle relazioni tra il mondo interno e quello esterno. A volte la consapevolezza delle sensazioni in alcune parti o funzioni del corpo è ristretta e resta fuori dalla percezione di sé stessi. Attraverso esercizi finalizzati a raggiungere uno stato di rilassamento, la persona può sperimentare la difficoltà ad entrare in contatto con le proprie sensazioni corporee nel quale le difese tendono spesso ad aumentare. Si possono rilevare allora i modi con cui impediamo il rilassamento, trattenendo il fiato o ponendo fine all’esercizio per una sopraggiunta difficoltà a gestire l’ansia crescente che blocca la via alla consapevolezza. È senz’altro importante confrontarsi con queste difficoltà e accettarle come parte di noi stessi, come se fossero aspetti che emergono dallo sfondo della persona. Per modificare il comportamento, infatti, bisogna essere capaci di comprendere le sensazioni e i sentimenti che si associano ad esso. Ad esempio, quando una persona ha paura, identifica il suo sentimento attraverso il riconoscimento di sensazioni specifiche, quali palpitazioni cardiache, sudorazioni alle mani e respiro corto. Il fine della percorso psicologico, quindi, è quello di migliorare: a)il supporto fisico mediante esercizi o esperimenti di “risensibilizzazione” della propria esperienza corporea con tecniche come il lavoro sul respiro, che deve essere continuo e regolare e il concentrarsi sull’esperienza sensoriale del corpo; b)esplorare i sentimenti implicati nel mantenimento della struttura corporea, aiutando la persona a fare esperienza di sé come totalità.

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  • Anynomous
    23 February 2019

    “Ma gli altri bambini che vengono qui poi vengono a sapere quello che ti racconto?” Dietro questa domanda di un bambino di 7 anni, si nascondono dubbi che spesso accomunano grandi e piccini che si affacciano per la prima volta nello studio di uno psicologo. Mi piace pensare alla mia professione come a quella di un custode, paziente e discreto, e alle vostre confessioni, paure e fragilità come a una lettera che, inserita in una bottiglia, attraversa le profondità dei mari, le tempeste e i tanti cambiamenti che possono avvenire proprio lì, dove spesso si fatica ad arrivare e a vedere. Noi psicologi siamo i depositari delle vostre storie, delle vostre vite, dei vostri combattimenti; raccogliamo con cura quella bottiglia, la custodiamo e facciamo in modo che torni nelle mani del proprietario, quando questo sarà pronto a riceverla, con un significato nuovo. Sono davvero grata della fiducia con la quale, chi entra nella mia stanza, affida quella lettera così fragile nelle mie mani affinché io possa restituirgliela più forte e comprensibile. Come scrive Lacan, “se lo psicoterapeuta deve poter custodire il silenzio, è perché attribuisce un valore assoluto alla parola del paziente"; avere la possibilità di entrare nelle vostre vite affinché queste vi risultino più leggere è un dono che rende questa professione non un semplice lavoro ma una passione che mi permette di sentire i vostri vissuti e co-creare, con voi, ogni ora, qualcosa di totalmente nuovo, mai uguale.

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  • Anynomous
    18 February 2019

    Interrogativo del giorno per tutti voi: cosa sapete riguardo la dipendenza affettiva? Esiste? Come si riconosce? Mi interessano le vostre riflessioni in merito quindi non esitate a scriverle intanto vi lascio con una frase di Kahlil Gibran: "Amatevi, ma non tramutate l'amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa, scambiatevi il pane, ma non mangiate da un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d'essere solo."

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  • Anynomous
    29 January 2019

    “Me lo ricordo ancora come fosse ieri: nascosta sulle scale al suo rientro a controllare con che faccia sarebbe entrato. Nella migliore delle ipotesi avrebbe insultato mamma per la cena non ancora pronta mentre io me ne stavo lì, a guardare, quando avrei solo voluto proteggere e scappare. Odiavo profondamente quella vita”. Senso di colpa, frustrazione, rabbia, dolore a distanza di oltre 30 anni questi sentimenti riecheggiavano ancora nelle parole della donna che, qualche anno fa, me le raccontava. È la violenza assistita, quella di cui non si parla mai abbastanza, quella che colpisce i nostri bambini, quella che non si vede ma si sente si sente sul loro comportamento presente, sulla loro personalità futurasi sente nella loro paura, nel loro senso di inadeguatezza, nel loro pensarsi come un problema. La violenza assistita è una forma di maltrattamento che può determinare effetti dannosi, a breve, medio e lungo termine, che investono le varie aree di funzionamento: psicologico, emotivo, relazionale, cognitivo, comportamentale e sociale. I segni sono gli stessi dei bambini abusati con l’aggiunta di un clima svalutante nei confronti di una figura genitoriale o familiare di riferimento. Gli effetti a lungo termine possono portare a sviluppare una sintomatologia somatica come eczemi, allergie, asma e disturbi gastrointestinali, o cognitiva/psicologica con eccessi di impulsività , ansia, bassa autostima ecc, fino al disturbo post traumatico da stress. I recenti fatti di cronaca impongono, a noi professionisti, una attenzione maggiore al tema della prevenzione perché la richiesta di aiuto di un genitore che subisce va anche a salvaguardia del futuro del minore che osserva silenzioso.

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